Hans Christian Andersen



image



Hans Christian Andersen nasce il 2 aprile del 1805 nei quartieri poveri della città di Odense, in Danimarca, (Fionia), figlio di un calzolaio, Hans Andersen e di Anne Marie Andersdatter, più anziana del marito di quasi quindici anni.

L'intera famiglia, di cui fa parte anche una sorellastra, Karen Marie, avuta nel 1799 dalla madre, vive in una singola stanza in condizioni di estrema miseria, nella casa dove già abitava la nonna materna che accoglie i due genitori circa nove mesi dopo la nascita di Hans Christian perché possano coabitare.
Ad ogni buon conto, cosa non insolita per l'epoca nelle classi povere urbane, la famiglia, oltre che indigente, è segnata da altri disagi sociali e relazionali interni: i genitori di Hans hanno una bisnonna in comune; la nonna materna, Anna Sørensdatter, ha avuto tre figli fuori dal matrimonio, tra cui la madre di Hans Christian; il nonno paterno, A. H. Traes, è conclamatamente disturbato psichicamente e lo scrittore temerà a lungo di aver ereditato tale tara, mentre la zia materna gestisce un bordello.
Cio nonostante, come annotano Paul Krüger e Giuseppe Gabetti, fin dalla prima infanzia, la realtà in cui è costretto a vivere deve apparire al futuro scrittore come un mondo di fiaba (non a caso intitolerà la sua seconda autobiografia La fiaba della mia vita (Mit Livs Eventyr, 1855)


La vita a Odense, città di provincia, è ancora del tutto regolata da una sorta di "naturalità" tipica del mondo agricolo, imbevuta di vecchie tradizioni, superstizioni, governata da comportamenti secolari immutati e, a suo modo, scevra dalle convenzioni borghesi e delle classi agiate emergenti, con le quali Andersen si confronta successivamente nella capitale. Un paragone che, ovviamente, pesa al momento in cui egli formulerà più tardi il giudizio sulla propria infanzia. Un vecchio mondo, quindi, paragonato a una società che cambia e anche rapidamente nella Copenaghen dell'epoca.

Oltre a ciò, è fuor di dubbio che su tale impressione,influisca anche il rapporto del tutto particolare con il padre e la madre. Il primo, che aveva ventidue anni al momento della nascita di Hans, è così povero da dover adattare a letto nuziale i resti di un catafalco acquistato a un'asta pubblica (altri dicono donatogli da un nobile). Tuttavia è uomo generoso, stravagante,ama la musica (sarà con lui che Hans Christian si recherà per la prima volta a vedere uno spettacolo al Regio Teatro di Odense), nutre aspirazioni e gusti superiori alla sua condizione e si ritiene nato per qualcosa di più alto che l'attività di ciabattino, passando le proprie giornate a leggere o a girovagare per i boschi anziché esercitare il mestiere. Sostiene apertamente di essere imparentato con la famiglia reale danese; sebbene successive indagini abbiano dimostrato l'infondatezza di tale asserzione, tale notizia continua tutt'oggi a circolare.


image



Anche grazie al padre, i primi anni di Hans Christian sono ricchi di frequentazioni letterarie e sollecitazioni fantastiche. Egli gli legge sovente brani di commedie di Johan Ludvig Heiberg e racconti tratti da Le mille e una notte.

Di conseguenza, il bambino passa gran parte del tempo a mettere in scena spettacoli in un suo teatrino delle marionette; spesso si tratta di opere teatrali dello stesso Holberg, Shakespeare e altri autori, imparate a memoria oppure completamente create da lui: spinto dalla passione per la lirica cantata in lingua tedesca, idioma che il giovane Andersen non conosceva, allestiva spettacoli in una personale lingua inventata. La madre, dal canto suo, asseconda questo tipo di rapporto e, pur essendo analfabeta, intrattiene spessissimo il figlio con racconti popolari e narrazioni di leggende tradizionali.

Forse ancor più del padre, crede nelle possibilità del figlio, ritenendolo segnato dal destino: probabilmente, soprattutto in ragione della profezia di una vecchia strega del paese che le ha predetto: "Un giorno Odense si illuminerà a festa per ricevere tuo figlio". Andersen è a conoscenza di questa fausta predizione.

In questi anni (1810-1811), Andersen frequenta scuole materne private (pogeskoler), destinate soprattutto ai piccoli di famiglie ebree, una condotta da Maria Raasehon e l'altra da Fedder Casstrens.

In cerca di fortuna e con l'aspirazione a diventare tenente, il padre abbandona tuttavia la famiglia per arruolarsi nell'esercito e prendere parte alle campagne militari di Napoleone, di cui all'epoca i danesi sono alleati. Ne torna gravemente ammalato e nel 1816 muore. A soli undici anni Andersen rimane pertanto orfano mentre la madre vedova (si risposerà in breve), inizia il mestiere di lavandaia, diventando ben presto alcolista. Hans cresce dunque lasciato pienamente a se stesso, imparando stentatamente a leggere e a scrivere durante le scarse e brevi esperienze scolastiche, soprattutto nelle scuole di carità della città natale.

Spinto da un'indole schiva e pervaso di una sensibilità accesa e morbosa, raramente frequenta i propri coetanei, preferendo restare sdraiato in solitudine all'ombra dell'"unico cespuglio di uvaspina" nel cortile di casa o seguendo i ruscelli, aggirandosi per la campagna (vedi la fiaba de Il brutto anatroccolo), fantasticando in assoluta libertà. Spesso si ferma ad ascoltare le storie popolari, le fiabe, le leggende che le vecchie dell'Ospizio di Odense, amano raccontarsi tra loro e a Hans, da cui quest'ultimo rimane colpito e incantato.

image



Una volta cresimato nel 1819, all'età di 14 anni, il ragazzo decide di lasciare Odense e di trasferirsi a Copenaghen in cerca di migliori opportunità di vita e, come ricorda Bruno Berni, con la determinazione a diventare un "grand'uomo": in particolare, con la segreta ambizione di intraprendere la carriera di attore.

Fonte: Wikipedia.org

Le fiabe più famose



La campana sommersa (1827)

L'acciarino magico (1835)

La principessa sul pisello (1835)

Mignolina (1835)

I vestiti nuovi dell'imperatore (1837)

La sirenetta (1837)

Il soldatino di stagno (1838)

I cigni selvatici (1838)

Il brutto anatroccolo (1843)

La regina della neve (1844)

La piccola fiammiferaia (1845)

Le scarpette rosse (1845)

Cinque in un baccello (1852)