POSEIDONE / NETTUNO

Secondo la tradizione greca, Crono, figlio di Urano e divinità primigenia, appartenente alla prima generazione divina dei Titani, fu spodestato da tre dei suoi figli, gli Olimpici, i quali si divisero il suo regno: Zeus ebbe il dominio sul cielo e su tutte le terre, Ades fu il re dell'oscuro mondo sotterraneo e del regno dei morti, Poseidone fu signore delle acque e del mare.

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Il primo dei tre, dio sovrano, appare pertanto come il fratello maggiore, soprattutto quando nel mondo greco si afferma il diritto della maggiore età. Le leggende più antiche narrano, invece, che Zeus aveva costretto il padre Crono - facendogli assumere, con l'aiuto di Gaia o dell'Oceanina Meti, una pozione apposita - a vomitare i figli che aveva inghiottito bambini (poiché gli era stato appunto predetto che sarebbe stato detronizzato da uno di loro), dal che si desume che egli fosse considerato il minore.

Gli Olimpici, guidati da Zeus, dichiararono guerra a Crono alleato con i suoi fratelli Titani. La guerra durava già da dieci anni, quando un oracolo predisse la vittoria a Zeus se egli avesse restituito la vita ai fratelli di Crono - gli Ecantochiri, cioè i "Giganti dalle cento Mani" e i Ciclopi - precipitati da Urano nel Tartaro.



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Pur essendo soggetto alla volontà del fratello Zeus, Poseidone fu uno degli dei più potenti dell'Olimpo. Abitava una casa rilucente d'oro negli abissi del mare Egeo, presso la Tracia, nella quale si recava su di un cocchio d'oro, trainato da cavalli che galoppavano sul pelo dell'acqua, mentre tutte le creature marine accorrevano gioiose, tributando un caldo saluto al loro signore.

Poseidone fu allevato dai Telchini di Rodi e si unì allo loro sorella Alia, che gli dette sei maschi e, secondo alcune tradizioni, anche la figlia Rodo, da cui il nome dell'isola di Rodi. Afrodite fece impazzire i figli, inducendoli ad attentare alla propria madre, per cui Poseidone li precipitò nei visceri della terra con un colpo di tridente.


Poi sposò Anfitrite, une delle Nereidi figlie di Nereo e di Doride, ed ebbe da lei tre figli, dei quali il più noto fu Tritone, e una figlia di nome Roda (spesso confusa con Rodo), poi moglie di Elio, dio del Sole. La leggenda narra che Poseidone l'amasse da tempo ma che la Nereide gli si negasse per timidezza, nascondendosi nelle acque dell'Oceano, oltre le colonne d'Ercole. Fu infine ritrovata dai delfini, che la riportarono a Poseidone.

Ma il dio del mare non si poteva certo definire un modello di fedeltà coniugale, dato che gli vennero attribuite molte altre paternità extramatrimoniali: da una naiade ebbe Glauco che, per aver mangiato un'erba prodigiosa, divenne un'immortale divinità marina; dalla ninfa Toosa ebbe il ciclope Polifemo e Forco, che generò le Gòrgoni, le Graie, il drago Ladone e Scilla. Nacque come comune mortale ma, sconfitto in duello da Atlante, si gettò in mare e fu trasformato in dio, rappresentando la furia delle acque.


Da Medusa ebbe Pegaso - il cavallo alato - e Crisaore; con Melanto si unì sotto forma di delfino, da cui il nome Delfo del figlio; e suoi figli sembrano essere anche i Lestrigoni, giganti antropofagi che attaccarono le navi di Ulisse, quindi collocati tra il Lazio e la Campania; forse anche Briareo, gigante dalle cento braccia, detto dagli umani Aigaion, cioè Egeone, che partecipò come alleato degli Olimpici alla lotta contro i Titani.



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Figlio suo è anche l'aggressivo gigante Anteo figlio di Gea (o Gaia, la Madre Terra) che costringeva tutti coloro che attraversavano la sua terra - la Libia o il Marocco - a lottare con lui. Dopo averli vinti e uccisi, con i loro crani ornava il tempio dedicato a Poseidone. Era invulnerabile finché toccava con i piedi la madre Terra che gli infondeva rinnovato vigore, ma Eracle, durante il suo passaggio in Libia, riuscì ad averne la meglio, sollevandolo sulle spalle.


Fonte: sullacrestadellonda.it